Project Description

pescocostanzo è al centro di una zona conosciuta come Altipiani Maggiori d’Abruzzo. E’ immerso nel territorio del Parco nazionale della Maiella, tra immensi e silenziosi pascoli che sono alla base dell’insediamento umano e dello sviluppo dei centri abitati sorti nel tempo in questi luoghi di montagna.

Perché visitarlo:

un gioiello prezioso tra gli insediamenti “minori” italiani, un borgo antico, esempio eccellente di conservazione di architettura civile e religiosa. Difficile immaginare un centro così piccolo e in posizione così elevata che raccolga in sé tanti elementi di importanza storica, artistica e culturale, tanti aspetti di rilevante interesse per chi indaga sui fenomeni di conservazione-trasformazione di una antica comunità sociale, tanti i motivi di forte richiamo e possibilità di “fruizione” per il turista. Partendo dal bellissimo paesaggio in cui è immerso, si arriva al cuore del borgo e si resta incantati dai dettagli urbanistici e dalle architetture, eleganti e ben conservate. Il monumento più insigne è la Basilica di Santa Maria del Colle, una delle chiese più interessanti di tutta la regione, grazie agli elementi di grande pregio artistico che custodisce al suo interno. Ma la bellezza non si ferma qui: da vedere, altre chiese, palazzi, botteghe, fontane e strade a lastroni in pietra. Infine, qui è rimasta intatta l’antica tradizione artigiana, da scoprire fermandosi incantati a osservare i gesti sapienti di chi lavora la materia con passione e maestria.

Cosa vedere:

  • Basilica di Santa Maria del Colle: è uno dei templi più interessanti della regione per patrimonio e ricchezza degli apparati interni, tra i quali spiccano gli splendidi soffitti lignei: quello centrale è opera principalmente dell’Arch. Carlo Sabatini, i due intermedi dorati e intagliati incorniciano numerose tele di pregio. Di notevole interesse è l’altare maggiore e la cancellata in ferro battuto, sintesi dell’operato delle maestranze abruzzesi nell’oreficeria del barocco. La Cappella del Sacramento o Cappellone è opera dell’impareggiabile fabbro Sante di Rocco. Tra le opere d’arte si ammirano alcune statue lignee come quella medievale della Madonna del Colle, gli stucchi di Ferradini e Gianni e la pala d’altare di Santa Caterina opera di Tanzio da Varallo
  • Chiesa di Santa Maria del Suffragio dei Morti: situata vicino alla Basilica di Santa Maria del Colle, risalente al XVI secolo, è caratterizzata da un impianto longitudinale a croce. Vanta un portale seicentesco, un soffitto a cassettoni in legno e un grandioso altare scolpito in legno di noce, terminato da Ferdinando Mosca nel 1716
  • Chiesa della Madonna delle Grazie: edificata prima del 1508, a navata unica, conserva un altare ligneo risalente al 1596
  • Chiesa di Sant’Antonio Abate: di origine duecentesca, sorge sul primo nucleo cittadino denominato Peschio o Pesco
  • Chiesa di Gesù e Maria: con l’annesso convento, voluta dalla comunità di pescolani nel 1611, al fine di ospitare nel paese una comunità di frati francescani. E’ molto ricca nella decorazione e negli arredi, tra cui spicca l‘altare maggiore, opera di Cosimo Fanzago, architetto e scultore bergamasco che lavorò a Pescocostanzo tra il 1624 e il 1630
  • Chiesa di Santa Maria del Carmine del XVIII secolo: piccola chiesa situata in una posizione terminale di una sequenza di abitazioni che presenta una facciata in pietra bicroma in pieno stile barocco
  • Palazzo Fanzago: ricavato dall’ex convento di Santa Scolastica. La costruzione venne iniziata nel 1624 e si protrasse negli anni successivi fino al 1642, anche se venne conclusa non seguendo il progetto iniziale. Dei quattro lati previsti ne furono costruiti solo tre, due dei quali vennero abbattuti dal terremoto del 1706, che lasciò in piedi solo quello principale che affaccia sulla piazza. Oggi nell’unico lato rimasto sono state ricavate botteghe al piano terra e locali adibiti a museo al piano superiore
  • Eremo di Sant’Antonio di Padova: risalente al XIII secolo. L’interno ha un altare sormontato dal da un bel quadro di Sant’Antonio da Padova
  • Eremo di San Michele: le prime notizie risalgono al 1183 ma non è comunque da escludersi un’origine più antica. L’edificio presenta un fronte ad angolo scavato ai piedi di un banco roccioso
  • Palazzo del Municipio: edificato nel XVIII secolo, rievoca il tipo edilizio della dimora pescolana, con scala di accesso esterna e ballatoio (“vignale”) davanti il portale principale
  • Palazzo del Governatore
  • numerosi palazzi nobiliari (Ricciardelli, Mansi, Sabatini, Grilli, Colecchi, Coccopalmeri, De Capite, Mosca, Cocco, ecc..)
  • Fontana maggiore: cinquecentesca, con bassorilievo sulla vasca che rappresenta il ciclo della vita con figure umane e vegetali
  • Fontana di Piazza Municipio
  • Case con “vignale”, tipici pianerottoli strettamente adiacenti alle abitazioni
  • museo del Merletto a Tombolo: con collezioni organizzate su due piani di Palazzo Fanzago: al primo piano sono esposti i lavori dell’artigianato artistico locale (tappeti, ferro battuto, legno intagliato, oreficeria, pietra lavorata), al secondo piano i lavori storici (merletti antichi provenienti da collezioni private e da corredi ecclesiastici), disegni, campionature e recenti realizzazioni
  • Bosco di S. Antonio: sinonimo di paesaggi fiabeschi, considerato in età classica un lucus, cioè una foresta sacra dedicata a Giove, è protetto come Riserva Naturale dal 1985. Lo straordinario ambiente in cui è inserito fanno di quest’area una delle faggete più suggestive dell’intero territorio abruzzese

Cosa mangiare:

la gastronomia di questo territorio trae il suo punto di forza dalle attività agricole e pastorali praticate con dedizione da intere generazioni. Tra i primi piatti, oltre alla pasta fatta a mano come gnocchi, tacconelli e tacconi, durante l’inverno primeggia la polenta condita con carne di maiale soffritta o con ragù di castrato. In primavera si prediligono le minestre con verdure di montagna (orapi e cicoria selvatica) o con legumi. I mostaccioli, le scaglie (brutti ma buoni), le pigne pasquali, gli amaretti, le pizzelle e, nel periodo di carnevale, la cicerchiata ricoperta di miele degli Altipiani, sono solo alcuni degli irresistibili dolci.